HOMING INTERVIEW #62: FABIO DEI
Il fatto di vivere in ambienti domestici popolati da questi oggetti, acquisiti tramite pratiche di consumo, prodotti serialmente con tecnologie che non sono padroneggiate dai consumatori, non significa automaticamente che questi oggetti siano portatori di una alienazione – per evocare un concetto così importante e al tempo stesso così ambiguo nella storia dell’antropologia – ma si tratta invece di capire in che modo essi costituiscano i mondi locali in cui noi viviamo. Questa era la prima grande scommessa, ovvero cosa diventa un’antropologia degli oggetti ordinari all’interno delle case
“[P]er il concetto demartiniano di “addomesticamento del mondo”… la casa mi interessava proprio perché è il luogo ovvio e più classico della costruzione di un mondo della vita che si vede come come l’ancora della “presenza”, per usare la terminologia di De Martino. E quindi, da qui, capire in che modo questo universo di riferimento viene costruito, qual è il rapporto fra il dentro e fuori la casa”.